Archivio per aprile 2011

per brevi distanze

perchè le lunghe non sono mai sufficienti a cancellare le nostalgie

Fuochi fatui che non possono spegnersi, le lettere si avvicendano una dopo l’altra mentre la materia dei sogni perde forma e si dilegua.

polline come neve

entra nelle narici

nel sangue

viene via insieme all’anima in uno starnuto.

giorni troppo lunghi e piatti rotti che non possiamo più ricomprare.

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l’universo ha i suoi respiri

qualcuno disse che gli incroci sono i luoghi più incomprensibili dell’universo

tu dicesti che anche l’universo ha i suoi respiri

e nacque il silenzio.

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in exiguum aevi gignimur

aveva imparato a nascondersi così bene che neanche la luce del sole riusciva a scovarla.

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resoconto.

adoravo guardare vecchie foto aspettando che sbocciasse il giorno

tu portavi sempre maglie a righe rosse e nere, a volte un solo guanto.

parlavamo di metafisica, annunciavi futuri grigi, giorni rarefatti e nebbiosi; passavo le ore ad ascoltare il suono della tua voce senza prestare troppa attenzione alle parole.

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la discrezione dell’aria

furono vortici tragici, febbrili silenzi colmi d’attesa

ma

torno a casa, curo le assenze, coltivo speranze.

dimentico il resto.

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La Luna era troppo piena, sarebbe stata sufficiente a riempire il tuo cuore e il mio.

s’intuivano brame d’infinito nei nostri silenzi, mentre qualcuno bestemmiava e “altri s’impiccavano in garage”.

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ragnatele

mi dici che manco di stabilità, che ti lascio senza una parola o un gesto, sospeso nel silenzio di una Primavera ancor gelida.

Disimparare a fuggire da me stessa per metterti al corrente della cronaca nera dei miei sogni monchi, con voci fuori campo che sono sempre poco chiare.

Il labirinto delle pelli morte delle nostre anime non ci lascia più uscire.

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(Il y a longtemps que je t’aime)

le sabbie mobili del desiderio di rivederti hanno inghiottito anche me
privandoti della possibilità di salvarmi
privandomi della possibilità di dirti, almeno una volta, che ti amerò sempre.

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sacrilegio di luce mi sfiora le guance già grige di Primavere sbiadite

certa di non poter sopportare ulteriori indirette
parlando delle gioie come di ricordi remoti
chiusi in cassetti segretissimi
le nostre intese svendute
i mercatini dell’usato, che comprare un oggetto è rubare un frammento di vita altrui e noi non sappiamo neanche vivere la nostra.

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cercarsi.

l’arte di rincorrersi e non trovarsi mai

inseguendo luci come farfalle

 

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